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Cultura

Medioevo, tempo di streghe: sapete come venivano individuate?

Fu uno dei periodi più bui e inquietanti della storia. Ma come avveniva il riconoscimento delle “streghe”? Ecco come venivano individuate.

La cosiddetta “caccia alle streghe” fu un fenomeno sviluppatosi nel Medioevo – tra il ‘400 e il 1750 – identificato come frutto della superstizione o dell’isteria di massa. In quel periodo, infatti, vi era la credenza popolare che nel mondo potessero esistere delle persone in grado di compiere stregonerie o atti malvagi mediante la magia nera.

Sai qual era il metodo per individuare le streghe? – ilnuovosud.it

Fu un fenomeno che solo in Europa causò circa 50 mila vittime causate da esecuzioni di massa, persecuzioni e omicidi. Ma qual era il processo che portava – nella stragrande maggioranza dei casi – una donna ad essere accusata di stregoneria? Osserva il quiz che abbiamo preparato e rispondi alla domanda.

La caccia alle streghe: come venivano riconosciute nel Medioevo

Nel quiz di oggi sono presenti tre opzioni disponibili, ma solo una di queste rappresenta un metodo utilizzato per individuare le cosiddette “streghe” nel medioevo. La prima opzione è “Con capelli bianchi in giovane età“, la seconda é “Con il marchio del diavolo“, mentre la terza è “Con fattezze simili a Lilith“. Quale sarà la risposta giusta?

Rispondi al quiz e scegli l’opzione giusta – ilnuovosud.it

Prima di rispondere pensa bene a quello che ti chiede il quiz e cerca di ragionare, immergendoti per un attimo in quel periodo storico e pensando a tutte le possibili opzioni. A questo punto, fatti coraggio e cerca di dare una risposta. Vedrai che andrà bene. La risposta giusta al qui è infatti la B, ovvero “Con il marchio del diavolo“. Ma vediamo che cosa significa.

La stigma diaboli o, appunto “marchio del diavolo”, era una locuzione che veniva utilizzata nel periodo caratterizzato dalla caccia alle streghe. Con questo termini si indicava la capacità di colei che era accusata di stregoneria di non essere sensibile al dolore in una o in tutte le parti del corpo. Secondo le credenze popolari questa capacità era possibile grazie all’assunzione da parte dell’accusata di preparati. Tutto ciò dimostrava la presenza stessa del demonio nella donna.

La verifica della presenza dello stigma diaboli veniva affidata a professionisti che si occupavano di esaminare nel profondo tutte le parti del corpo dell’imputata, come ad esempio talismani o simboli sospetti che, se indossati, potevano rendere immune dal dolore provocato dalle torture durante gli interrogatori. Tra i sistemi più utilizzati vi era quello di trafiggere ogni parte del corpo mediante uno spillone, in modo da trovare una zona insensibile al dolore. Un altro metodo era quello di bruciare la donna utilizzando del ferro incandescente, cercando di capire in quale punto la donna avrebbe smesso di urlare. Se veniva individuata una zona del corpo in cui questo avveniva, allora poteva essere vista come una prova sufficiente di colpevolezza.

C’erano molti metodi per “individuare” le streghe – ilnuovosud.it

Ma non solo torture fisiche atte a provocare dolore. Esistevano infatti altri metodi utilizzati per individuare lo “stigma diaboli”. Uno di questi era quello di identificare eventuali mammelle addizionali, prova del fatto che la strega aveva il compito di allattare i dèmoni. Oppure l’individuazione dell'”occhio del Diavolo“. Si trattava di un neo presente nella parte interna della coscia che veniva visto sempre con sospetto.

Un altro metodo era quello di vedere se la donna riusciva a galleggiare in acqua (capacità additata come stregoneria). Dopo aver legato la mano destra al piede sinistro, la donna veniva immersa in un fiume o in uno stagno per circa dieci minuti. Se la donna riusciva a galleggiare sarebbe stata dichiarata colpevole, mentre se tendeva ad affogare sarebbe stata dichiarata innocente.

Gianluca Merla

Classe 1992, ho studiato Comunicazione e sono un redattore web freelance. Mi occupo di cronaca, economia, geopolitica, spettacolo e sport e amo raccontare nel miglior modo possibile ciò che accade ogni giorno. Credo infatti che un buon giornalista, nel suo piccolo, possa rendere il mondo un posto migliore.

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