Arriva una sconvolgente indagine sui supermercati della Lidl. Dopo che leggerai di questa scoperta non mangerai più pollo: la rivelazione.
Tra le catene di supermercati più apprezzate in Italia, ed in gran parte dei paesi europei, troviamo sicuramente la Lidl. In queste ore, la catena è nuovamente sotto accusa a causa dell’ultima indagine dell’associazione Essere Animali, in collaborazione con altre associazioni in giro per il mondo. L’inchiesta si concentra sul fenomeno del White Striping che colpisce il 90% dei petti di polli presenti sul mercato.
Stiamo parlando di quelle stirature evidenti dei petti di pollo, che non rappresentano un difetto estetico ma sono indice di una crescita non sana. Infatti il petto di pollo che presenta questa caratteristica solitamente arriva da animali cresciuti in allevamenti intensivi. Per analizzare il prodotto sono stati prelevati 142 campioni di carne provenienti da diversi punti vendita Lidl in giro per l’Europa. In Italia lo studio è avvenuto su 24 confezioni di carne fresca, i risultati sono stati a dir poco sorprendenti.
L’indagine sui supermercati Lidl, non mangerai più pollo: il fenomeno del white striping
Una nuova indagine ha rivelato dati allarmanti riguardo alla carne di pollo venduta nei supermercati Lidl, sollevando preoccupazioni significative sulla sicurezza alimentare e la salute pubblica. I risultati del test microbiologico hanno evidenziato che una percentuale significativa dei campioni di pollo analizzati era contaminata da agenti patogeni, tra cui batteri resistenti agli antibiotici. Il rapporto ha messo in luce che il 46% dei campioni acquistati presso Lidl Italia conteneva l’enzima ESBL, responsabile della multiresistenza a diversi antibiotici.
Inoltre il 33% dei campioni presentava batteri resistenti a tre delle quattro classi di antibiotici testate, con resistenza totale a cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni. Altre contaminazioni rilevate includono la presenza di listeria nel 54% dei campioni italiani, un batterio noto per i rischi seri che comporta per la salute, e la salmonella, trovata nel 46% del pollo testato in Italia, un dato significativamente superiore rispetto ad altri Paesi europei. Questi risultati sollevano interrogativi sulle pratiche di allevamento intensivo utilizzate dai fornitori di Lidl.
Infatti spesso le condizioni precarie degli animali e l’uso diffuso di antibiotici possono favorire la proliferazione di patogeni pericolosi. Questo ambiente non solo compromette il benessere degli animali, ma rappresenta anche un serio rischio per la salute pubblica, contribuendo alla crescente resistenza agli antibiotici. Brenda Ferretti di Essere Animali ha sottolineato l’importanza che Lidl affronti immediatamente questa problematica.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di adottare standard più rigorosi nelle sue filiere per garantire condizioni di allevamento migliori e ridurre l’impatto negativo sulla salute dei consumatori. Questo episodio sottolinea l’urgente necessità di maggiore trasparenza e controllo nelle pratiche di produzione alimentare. Tutto ciò è importante non solo per proteggere la salute pubblica ma anche per promuovere il benessere degli animali e una maggiore sostenibilità ambientale.