Con l’avanzare dell’età lavorativa, una delle domande più frequenti tra i lavoratori riguarda l’importo della futura pensione.
Grazie alle regole del sistema contributivo, introdotte dalla legge Dini, è possibile avere un’idea più chiara su quanto si potrà contare una volta raggiunta l’età del pensionamento.
Il calcolo della pensione nel sistema contributivo si basa essenzialmente sui contributi versati durante la carriera lavorativa. Questi ultimi sono strettamente correlati alla retribuzione percepita: maggiore è lo stipendio, maggiori saranno i contributi versati all’Inps e di conseguenza l’importo della pensione.
Tuttavia, il montante contributivo non è l’unico elemento da considerare; infatti, per incentivare i lavoratori a prolungare l’attività lavorativa, sono stati introdotti dei coefficienti di trasformazione che aumentano il valore della pensione quanto più si posticipa il momento del ritiro dal lavoro.
Quanto prenderai di pensione: una guida completa
Per comprendere meglio come viene calcolata la pensione nel regime contributivo, è utile fare un passo indietro e analizzare come vengono determinati i contributi. Generalmente questi corrispondono al 33% dello stipendio annuo lordo. Ad esempio, con uno stipendio annuo di 40.000 euro si verseranno 13.200 euro di contributi all’anno. È importante anche considerare la rivalutazione dei contributi in base all’inflazione, un fattore che può influenzare significativamente il montante finale.
I coefficienti di trasformazione variano in base all’età in cui si decide di andare in pensione e sono destinati a essere aggiornati periodicamente per riflettere le variazioni nella speranza di vita. Ciò significa che posticipando il momento del ritiro dal lavoro non solo si accumulano ulteriori contributi ma si beneficia anche di coefficienti più vantaggiosi.
Per dare concretezza ai concetti espressi finora, possiamo analizzare alcuni esempi pratici basandoci su diversi montanti contributivi e età di pensionamento.
- Con un montante modesto (per esempio 80.000 euro), anche ritardando al massimo l’uscita dal mondo del lavoro (71 anni), ci si potrebbe trovare con una somma mensile piuttosto bassa.
- Aumentando il montante a 100.000 o 150 mila euro cambiano sensibilmente gli scenari: già con quest’ultimo importo e scegliendo un’età avanzata per la quiescenza (67 anni) si superano i 660 euro mensili.
- Per aspirare a cifre più sostanziose bisogna mirare ad accumulare montanti ancora maggiori (200 mila euro o oltre), cosa che richiederebbe retribuzioni medie elevate lungo tutta la carriera o moltissimi anni di lavoro.
In conclusione, quantificare anticipatamente l’esatto importo della propria futura prestazione previdenziale può risultare complesso data la variabilità dei fattori coinvolti; tuttavia conoscere le dinamiche alla base del sistema può sicuramente aiutarti a pianificare meglio gli ultimi anni della tua vita lavorativa ed essere preparato al momento del passaggio alla fase successiva.