Negli ultimi tempi, la figura dei caregiver familiari è diventata sempre più centrale nel dibattito pubblico e politico.
Il Parlamento italiano sta lavorando per formulare una legge che riconosca e sostenga l’importante ruolo svolto dai caregiver familiari, ovvero coloro che assistono continuativamente un familiare non autosufficiente.
La proposta di eliminare il requisito della convivenza potrebbe segnare una svolta significativa per i diritti e le agevolazioni a loro destinati.
Durante le recenti audizioni alla Camera dei Deputati, è stata avanzata la proposta di rimuovere il vincolo della convivenza dalla definizione di caregiver familiare.
Questa modifica legislativa mira a riconoscere e facilitare l’assistenza prestata anche da coloro che, pur non vivendo sotto lo stesso tetto del familiare assistito, ne curano le necessità quotidiane. Tale cambiamento potrebbe ampliare notevolmente il numero di persone idonee a ricevere supporto e agevolazioni previste dalla Legge 104.
L’eliminazione dell’obbligo di convivenza avrebbe implicazioni profonde per i caregiver familiari.
Attualmente, molti sostegni sono condizionati dalla coabitazione con la persona assistita; questa limitazione esclude ingiustamente chi offre cure essenziali senza condividere lo stesso domicilio. La modifica proposta punta quindi a una maggiore equità nel riconoscimento del lavoro di cura, indipendentemente dalla configurazione abitativa.
Legge 104: addio all’obbligo di convivenza?
La figura del caregiver è stata ufficialmente riconosciuta nella Legge di Bilancio 2018 (Legge n. 205/2017), che ha delineato i criteri per l’identificazione dei soggetti aventi diritto alle misure di supporto previste dallo Stato.
Tuttavia, la questione della convivenza rimane un punto critico nelle attuali disposizioni normative, rendendo necessaria una riflessione approfondita sulle modalità più appropriate per garantire un effettivo sostegno ai caregiver.
L’Associazione CARES ETS ha espresso preoccupazioni in merito al mantenimento del requisito della convivenza durante l’audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
Secondo l’associazione, tale requisito rischia di creare discriminazioni tra chi può fisicamente vivere con il proprio caro assistito e chi no, limitando così l’accesso alle misure di supporto basate sulla reale necessità e impegno nell’assistenza.
L’esigenza emersa dalle discussioni parlamentari è quella di adottare una definizione ampia e inclusiva del concetto di caregiver familiare.
Una definizione che superi la barriera della convivenza potrebbe infatti favorire un maggior numero di situazioni affettive e relazionali meritevoli d’aiuto e riconoscimento da parte delle istituzioni.
In questo contesto dinamico e in rapida evoluzione, si attendono ulteriori sviluppi legislativi che possano concretizzare le aspettative dei moltissimi italiani impegnati quotidianamente nell’assistenza ai propri cari fragili.